Un passo indietro. La cabina dal tetto verde

Sull’ondata di un diverso utilizzo mnemonico/associativo della canzone "Wish you were here" dei Pink Floyd, mi sono sentita di rispolverare un vecchio raccontino, incluso in quell’ambizioso (per non dire sborone) progetto che avevo chiamato "Me against the music", contenente, a mò di scimmiottamento di un forse altrettanto noioso Nick Hornby, 31 canzoni alle quali ho associato una diversa narrazione. Rileggerla mi avrebbe anche invogliato ad una correzione selvaggia, poi però ho deciso di non toccare l’episodio, per lasciare intatta almeno la testimonianza scritta di un ricordo, fissandolo in un "come eravamo" naiif e un po’ sgrammaticato.

La cabina dal tetto verde – Wish you were here, Pink Floyd

Credevo di aver esagerato, e con la mia fissa di non mettere mai il cappello, pensavo di aver preso un’insolazione, e di avere le visioni…

Alternativamente, mi sentivo patetica, nella cabina comune, mentre mi guardavo allo specchio, e stranamente mi trovavo un bel viso… un paio di lentiggini sul naso, uscite per colpa del sole, e la pelle così lucida, gli occhi ancora brillanti di mare. Mica mi sembravo io.

Iniziavo a cambiarmi il costume fantasticando su quelle veneziane che lasciano intravedere, a chi sta dentro, ma impediscono del tutto la visuale a chi è fuori.. E cominciavo a vagare con la mente lontano… tanto lontano.

I rumori dal vicino calcetto erano solo uno sfondo… Bagni Lido a personalissima colonna sonora per un attimo di fantasia… I bambini che piangevano sotto la doccia fredda, i ragazzi col pallone, le due signore milanesi dell’ombrellone dell’ultima fila, a ridosso del legno del mio angusto spazio privatissimo, a spettegolare seguendo le orme dell’ultimo Novella 2000.

2b Giusto un attimo. Un attimo di mani o di pelle o solo di testa.

Un attimo guardando il soffitto a listoni fissati in obliquo, per capire che è quel colore, a far sembrare tutto più splendente, la pelle più abbronzata, gli occhi più vivi.

La potenza della vita vista attraverso un tetto verde, per un attimo il tetto del mondo.

Un attimo, e poi di nuovo fuori, nel sole.

Con una canzone, forse a caso… tra tante.

Una canzone che… sta bene su tutto… So..

so you think you can tell…

heaven from hell…

(“La cabina dal tetto verde” ha partecipato al concorso “Versi di…versi” promosso dalla Associazione Akkuaria, ed è stato pubblicato nell’antologia omonima, edizione 2003.)

18.09.2006

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